“La Piccola Indianapolis” come nasce un docufilm

Andrea Piras

Andrea Piras

06/10/2021

Fabio Fasulo è un regista con cui abbiamo avuto la fortuna di collaborare in questi anni: video clip, video promozionali e un documentario “A un passo dall’orizzonte”  nato dall’esperienza “Runner in vista” e presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2017.

Fabio è veramente un vulcano di idee: nemmeno il lockdown è riuscito a fermarlo anzi… forse proprio il dover stare fermi gli ha permesso di affinare lo sguardo nella realtà che lo circonda. Ecco come immagino sia nato questo suo ultimo splendido lavoro, ma ne vorrei parlare direttamente con lui.

Ciao Fabio, puoi raccontarci che cos’è “La Piccola Indianapolis”?:

Si tratta di un docufilm che racconta la storia dell’Aerautodromo di Modena, il circuito cittadino che fu la “piazza” di prova, di gara, di socializzazione e di mostra degli sviluppi tecnici tra gli anni 50 e gli anni 70.
Enzo Ferrari, Vittorio Stanguellini e i fratelli Maserati furono tra i protagonisti di questo circuito ma la storia che abbiamo raccontato è incentrata sulle gare motociclistiche, infatti il 19 Marzo era proprio la pista di Modena che inaugurava la stagione delle due ruote, e tutto il mondo fatto di professionisti, tecnici e anche solo appassionati vi partecipava per vedere la gara, le novità tecniche ma soprattutto i piloti.
Ora quel circuito non esiste più ma continua a far parlare di sé, è uno dei parchi principali di Modena ultimamente conosciuto come Modena Park grazie al concerto record di Vasco Rossi.

Come nasce l’idea?

Per caso, una sera la mia compagna, Francesca Mignardi coautrice del documentario, legge un articolo di giornale che ci svela una memoria di cui sapevamo poco o niente, nonostante siamo nati e cresciuti a Modena, proprio a pochi passi dal Parco Ferrari…e allora iniziai a cercare altre informazioni e testimonianze.

Come si fa a capire quando vale la pena raccontare una storia?

Nel caso di “La piccola Indianapolis” a volte una storia ti può semplicemente capitare e se riesci a coglierne il potenziale, e tu in primis sei incuriosito e rapito dall’argomento, penso che sia già un valido inizio.
Sono molto affascinato dal lato umano e personale che si cela dietro ad ogni storia, penso che indagare alle radici di un tema possa riportarci ad una dimensione più familiare che rende ogni storia unica ma anche vicina ad ognuno di noi.

Quanto è importante vivere il territorio?

Moltissimo, non solo per avere più coscienza di ciò che si va a narrare ma anche per fare rete che reputo indispensabile nel mio lavoro.
Vivere i luoghi però non significa per forza farne parte, ma aprirsi a nuove realtà con occhi nuovi, assorbire ciò che ti stimola e ripresentarlo in una veste diversa, la tua.

Quali sono le tendenze che vedi in atto nel mondo dei doc?

Oggi il genere documentario sta vivendo un momento molto felice, e quindi fa ben sperare in una sua distribuzione sempre maggiore. Non è difficile vedere film di questo genere e capire come e dove si sta muovendo il mercato cinematografico.

Personalmente mi piacciono molto i documentari di osservazione ma anche quelli di ricostruzione, penso che in ogni caso alla base del rapporto che si debba creare tra regista e spettatore ci sia l’onestà nel raccontare una storia che documenta un evento unico ed irripetibile.
Chiarito questo punto, all’interno di questo “patto” tra le parti, vi sono infinite forme di narrazione che fanno di questa forma cinematografica un’arte tra le più affascinanti.

I tuoi progetti futuri?

Ho alcune idee rimaste in sospeso che spero presto di poter realizzare, sia per quanto riguarda il genere documentario che fiction.
A prescindere da quale sarà il tema che tratterò ho intenzione di dare molta attenzione alle fasi di pre-produzione e di distribuzione.
È doveroso crescere sia da un piano narrativo ma anche da quello imprenditoriale per dare il giusto risalto ad ogni progetto.
Quello che non dovrà cambiare mai è la passione che si muove nel raccontare storie e la sincerità che ci spinge ad accettare questo lavoro come un’avventura personale.

Piccola indianapolis