Officina Typo: l’intervista

Il laboratorio di Modena che porta avanti la tradizione del letterpress con “macchine antiche, per un design moderno”.

Camilla Loperfido

Camilla Loperfido

10/05/2022

officina Typo

Come accade con le cose preziose, scovare la sede di Officina Typo non è facile.
Può capitare di perdersi tra i numeri civici tutti uguali, salire e ridiscendere le scale per poi scoprire che invece era proprio lì a un passo da te.
Varcata finalmente la soglia, ci si ritrova in un luogo magico in cui storia, cultura e artigianalità si fondono con idee e visioni ultra moderne, creando un cortocircuito emotivo che traspare in ogni stampa appesa o incorniciata un po’ ovunque.

Mi accoglie Ebe sotto lo sguardo curioso di mamma Gina e papà Silvano, che dopo poco si uniscono alla nostra chiacchierata.

Ciao Ebe, piacere di conoscerti.
Il vostro laboratorio, Officina Typo, è davvero un posto incredibile.
Come nasce questa passione, questa idea?

“Ciao Camilla, comincio svelandoti che i veri “colpevoli” sono i miei genitori.
Vengono dal mondo della comunicazione, hanno frequentato la Scuola del Libro di Urbino quindi, semplicemente, hanno deciso di recuperare quello che amavano.
Hanno iniziato ad accumulare macchine dismesse e hanno aperto una piccola stamperia in via Stringa a Modena, un po’ per gioco.
Io facevo tutt’altro, poi dopo la maternità, quando è stato il momento di rientrare al lavoro, ho deciso invece di restare qui.
Così da iniziativa ludica è diventata un’attività a tutti gli effetti, ci siamo trasferiti in questo spazio più grande ed eccoci qua!”

Da dove arrivano i torchi, i caratteri, qual è la loro storia?

“È stato raccolto tutto un po’ per caso un po’ per desiderio.”
Interviene Silvano: “ad esempio una volta siamo andati a Berlino a prendere un torchio. Mi interessava proprio quello: aveva un formato 50-70 di precisione che qui non riuscivo a trovare.”
Me lo mostra, è un torchio possente, squadrato, sembra pesantissimo.
Come leggendomi nel pensiero prosegue: “Lo abbiamo dovuto dividere in due, sai? Pesa 12 quintali, lo abbiamo caricato sul furgone e lo abbiamo portato a casa.”

“Ogni torchio, ogni carattere ha un passato incredibile, come questo – apre un cassetto e mi mostra una famiglia di caratteri mobili dal design pulito e limpido – si chiama SEMPLICITÀ, è contemporaneo dell’Helvetica e del Gill Sans, ma in pochi lo conoscono.”

E mentre penso che non voglio andarmene mai più da questo posto, continuo da brava con le domande.

Qual è l’idea che fa nascere Officina Typo?

Mi risponde Silvano, ormai nel flusso della passione per la sua stessa storia.

“Il progetto era usare queste macchine obsolete per fare stampe moderne.
Questo è ancora il sistema inventato da Gutenberg, se ci pensi tutta la cultura è passata da qui, più di 500 anni di storia.
Oggi non ci identifichiamo più come tipografia, perché negli anni la tipografia ha cambiato significati, quello che facciamo si chiama “letterpress” e mantiene tutta la tangibilità della stampa antica, la composizione manuale con i caratteri, il rilievo del colore o della stampa stessa: in letterpress puoi stampare anche senza colori, solo imprimendo i caratteri nella carta!”

Oltre a produrre le vostre opere e realizzare quelle di terzi, organizzate workshop per chi vuole sperimentare questa tecnica. Cosa colpisce di più le persone che partecipano ai vostri laboratori?

“Proprio il senso del fisico, del tangibile. Molti restano stupiti dalle proporzioni: spesso realizzano progetti in digitale e quando cercano di riprodurli con i caratteri mobili fanno fatica a ritrovarsi nelle proporzioni.
La cosa difficile è proprio uscire dal pensiero digitale: noi suggeriamo sempre di venire qui senza aver prima realizzato un layout al computer. Puoi avere in mente un’idea, una frase, ma poi devi mettere le mani nei caratteri, farti guidare da loro nella composizione, toccare le carte, farti ispirare dai colori.

“Ed è uno scambio continuo” aggiunge Gina.
Ogni persona che viene trova idee, soluzioni, spesso dettate dalla casualità della progettazione materica, a cui noi stessi non avevamo pensato. Il letterpress è una magia, puoi solo immaginare il risultato, ma non puoi mai sapere davvero cosa accadrà.

E i bambini come si approcciano ai torchi, ai caratteri, ai colori…?

“Loro riescono a cogliere tutta la magia della stampa, quando il colore si imprime sul foglio vedi i loro occhi brillare. Per i bambini in età prescolare, che non sanno ancora leggere, le lettere sono delle forme, sono un gioco.”

officina typo

Da Modena al mondo: le vostre opere sono in vendita sullo shop Treccani Emporium, sono il fiore all’occhiello di cartolerie e librerie di ricerca in tutta Italia, sono state in mostra all’ADI Design Museum di Milano. Come sono nate queste collaborazioni?

“Sia a livello locale che nazionale, chi ci cerca sono privati, librerie, store che desiderano qualcosa di unico, riconoscibilmente diverso. I contatti arrivano dalle fiere, dai social o anche dal passaparola.
Adi design è stata una mostra temporanea che aveva come tema “Oggetto Libro”, siamo stati selezionati con l’abbecedario Albero-Zucca in cui i disegni sono composti da lettere e con Il Merlotipo dà i numeri nella sezione dedicata al libro d’artista.”

Ormai completamente rapita dall’atmosfera del luogo, invece di implorare di adottarmi, mi costringo a porre l’ultima domanda.

La pagina “Chi siamo” del vostro sito si conclude con la frase: Siamo Ebe, Gina e Silvano. Ma chi sono Ebe, Gina e Silvano?

Un collettivo familiare che condivide la stessa passione e che affronta ogni giorno la stessa sfida: dimostrare che la grafica è una roba concettuale, che puoi fare qualcosa di ultra moderno anche con macchine antiche.
Qui la progettazione, la creatività, la produzione sono un tutt’uno, un’esperienza fisica in divenire. E poi si va a casa con qualcosa di unico e irripetibile, realizzato da noi o creato con le proprie mani.”

Grazie a Ebe, Gina e Silvano e grazie a Officina Typo.

Immagini gentilmente concesse da Officina Typo.