Pront* a vivere nel metaverso?

Mark ha da poco dato il tanto atteso annuncio: Facebook diventa Meta, passando da una Social Media Company ad una Metaverse Company, con lo scopo di creare un nuovo mondo, tanto virtuale quanto reale. Cosa cambierà?

Luca Madrighelli

Luca Madrighelli

29/10/2021

Proxima. Are you ready for the next step?

Wikipedia recita:

Metaverso (in inglese Metaverse) è un termine coniato da Neal Stephenson in Snow Crash (1992), libro di fantascienza cyberpunk, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar.

Quante parole da boomer in un’unica definizione… Però dai, ammetto che mi ha aiutato a inquadrare molto bene l’argomento.

Ma perché questo termine ha visto un’impennata di attenzione nelle ultime settimane?

Tutta colpa del solito Mark Zuckerberg, che a luglio di quest’anno ha rilasciato un’intervista bomba a The Verge, dove ha dichiarato:

we will effectively transition from people seeing us as primarily being a social media company to being a metaverse company

E che proprio ieri, al Connect 2021, ha dato il tanto atteso annuncio: la holding che controlla Facebook, Instagram, Whatsapp e le altre soluzioni ad essi connessi diventa Meta

Perfetto… o quasi. Mark spiegaci meglio per favore.

“[…] Puoi pensare al metaverso come il successore di Internet mobile.” 

E dici niente?!?

“[…] Un internet incarnato dove, invece di visualizzare solo i contenuti, ci sei dentro. E ti senti presente con le altre persone come se fossi in altri posti, vivendo esperienze diverse che non potresti necessariamente vivere su un’app 2D o su una pagina web, come ballare, ad esempio, o svolgere diversi tipi di fitness.” 

Cavolo, penso. Ma allora io sto già vivendo in un metaverso, almeno da quando ho iniziato a giocare a Fortnite. Una realtà virtuale dove, grazie a una moneta virtuale chiamata V-Bucks, posso personalizzare il mio avatar comprando skin (come maschere, abbigliamento, oggetti di gioco) e “mosse” (tipo balletti, saluti, disegni da writer…), dove il mio avatar è in collegamento con gli avatar dei miei amici e in contatto con gli avatar dei miei “nemici”, dove posso vivere diversi mondi, assistere a concerti, vedi quello di Ariana Grande, entrare in contatto con brand e personaggi famosi, in cui posso decidere di accedere con diversi device in qualsiasi momento della mia giornata, vivendo un’esperienza parallela a quella reale, che però condivido con persone reali.

Giusto Mark?

Pensiamo a quello del lavoro per esempio:

“[…] Nelle riunioni di oggi, guardi una griglia di volti su uno schermo. Non è così che elaboriamo le cose. Siamo abituati a stare in una stanza con le persone e ad avere un senso dello spazio in cui se sei seduto alla mia destra, significa che sono seduto alla tua sinistra. Nell’ultimo anno, in un sacco di riunioni di lavoro, a volte faccio fatica a ricordare in quale incontro qualcuno ha detto qualcosa perché sembrano tutti uguali e tendo a confonderle. E penso che parte di ciò sia dovuto al fatto che non abbiamo questo senso di presenza nello spazio. 

Ciò che il metaverso aiuterà le persone a sperimentare è un senso di presenza molto più naturale. Le interazioni che avremo saranno molto più ricche, sembreranno reali. In futuro, invece di farlo solo tramite una telefonata, sarai in grado di sederti come un ologramma sul mio divano e sembrerà di essere nello stesso posto, anche se siamo in Stati diversi a centinaia di miglia di distanza.”

Wow, ho le vertigini!

Ed è proprio a questo punto che mi sorgono 3000 domande:

  • Chi crea il metaverso?
  • Quanto costa crearlo?
  • Costa accedervi?
  • Quanti metaversi esisteranno?
  • Sarà tutto in capo a Facebook?
  • Ma non serve un regolamento ad hoc per questo nuovo mondo?
  • I Governi come interverranno?
  • Chi ci educherà a vivere nel metaverso?
  • Che cosa comporterà?
  • Quante ore passeremo al suo interno?
  • Quando arriverà questo metaverso?

Il consiglio è quello di leggere l’intera intervista perché ad alcune di queste domande Zuckerberg dà già le sue (parziali) risposte.

Ma noi comuni mortali come dovremmo prepararci a questa ennesima rivoluzione digitale?

Penso che dovremmo fare 4 cose principali:

  1. Aprire la mente in un modo che forse non abbiamo mai fatto prima. Dobbiamo predisporci mentalmente al fatto che il metaverso potrebbe arrivare (e arriverà) e che potrebbe sconvolgere il nostro modo di vivere e i nostri modelli di business attuali.
  2. Leggere, studiare, informarci a tutti i livelli aziendali. Nel metaverso potrà lavorare l’operaio come l’amministrazione, il marketer così come il personal trainer. Le aziende devono individuare figure che per loro natura siano affamate di novità e che allo stesso tempo siano portate alla condivisione di queste (nel modo più impersonale possibile aggiungerei…) per garantire informazione a chi per svariati motivi non può essere sul pezzo.
  3. Condividere i pensieri al di fuori delle proprie “room”, affrontarli su tavole rotonde dove a sedere ci siano stakeholders del tuo mondo, di mondi a te vicini o di mondi a te opposti, per attivare nuove sinapsi e valutare gli scenari più probabili.
  4. Aspettare che i BIG (o qualche start-up illuminata) ci dicano quali saranno i prossimi step, perché sarebbe da ipocriti pensare che anche noi comuni mortali possiamo essere il driver di questo enorme cambiamento.

In conclusione mi chiederei: “Luca ma questa cosa ti spaventa o ti affascina?”

Da un lato mi affascina perché, da nativo digitale, forse è qualcosa a cui, inconsapevolmente, ho già pensato e che, in parte, sto già vivendo.

Dall’altro mi spaventa perché sono convinto che vivere il metaverso richieda un livello di intelligenza e umanità altissimo. Un livello che nell’ultimo decennio abbiamo dimostrato di non avere in una dimensioni 2D come quella dei social media e di altre piattaforme di live streaming.

E voi, come la pensate? Ne parliamo durante una battle su Fortnite? 😉

p.s. Se ancora non riuscite a visualizzare quello che ha in mente il buon Mark, date un occhio a questo video: