
L’agenzia di pubblicità è sempre stato un buon luogo in cui parlare di inclusività.
Dovendo infatti lavorare su soluzioni inaspettate e fuori dagli schemi, grandi e piccole realtà hanno sempre cercato di incoraggiare il pensiero divergente facendo della diversità un vanto.
Ma è sufficiente questo per essere pronti alle sfide dell’accessibilità e, soprattutto, cosa significa fare comunicazione inclusiva?
Ne parliamo con Simonetta Campi, la nostra Accessibility Manager.
Innanzi tutto cosa fa un Accessibility Manager?
Partendo dalla mia esperienza, occuparsi di accessibilità significa innanzitutto creare consapevolezza. Consapevolezza sul fatto che nel design di esperienze e servizi, come nei progetti di comunicazione, se non si mettono al centro i bisogni dell’utente, alcune persone possono vivere un’esperienza parziale o rimanere del tutto escluse.
Progettare pensando all’accessibilità significa offrire un’esperienza migliore per tutti, non solo per persone con disabilità.
È necessario facilitare e stimolare lo sviluppo di una cultura, di un approccio progettuale e creativo basato sull’accessibilità per far sì che in futuro diventi superfluo parlarne perché l’accessibilità sarà un elemento connaturale di ogni progetto di qualità, “fatto bene”.
In quali ambiti si è sviluppata questa nuova consapevolezza e con quali problematiche?
Web e software sono stati i primi ambiti in cui ci si è misurati con l’accessibilità.
E proprio qui questo lavoro è stato vissuto inizialmente come un impoverimento, un limite nell’uso dei colori, delle animazioni… rinunciare insomma all’effetto “Uau” che ricercano i creativi.
Per questo la creatività è una grande sfida, forse la più grande delle sfide: il gioco di parole, le immagini dal doppio, triplo significato… quella che un tempo sembrava essere una comunicazione efficace non sarà più concepibile così come oggi non riteniamo più accettabile sentire certi tipi di commenti o battute nelle trasmissioni televisive.
Quindi non dobbiamo rinunciare alla creatività e all’estetica?
Assolutamente no! Anzi, la comunicazione inclusiva consiste nel prendere questi elementi e renderli migliori di prima. Quando si crea qualcosa con una mente aperta, si può davvero elevare il proprio lavoro al di là di qualsiasi cosa sia mai stata fatta prima.
Non per forza un linguaggio semplice è povero… più siamo semplici più riusciamo a raggiungere un pubblico più ampio, che comprenda ad esempio le persone anziane, le persone straniere. Per questo dobbiamo lavorare su nuove strade, ancora inesplorate, e trovare la chiave giusta per essere più vicini alle persone.
Cosa significa praticamente lavorare a una comunicazione inclusiva?
Il modo migliore per fare comunicazione inclusiva è iniziare con una buona comprensione del significato di diversità. La diversità può includere tante caratteristiche come il genere, l’etnia, l’età, l’orientamento sessuale e lo stato di disabilità.
Le forme in cui si esprime la diversità sono mille e sarebbe impossibile farne un elenco esaustivo. Per questa ragione l’inclusione e l’accessibilità devono essere viste come un percorso da verificare e riscrivere costantemente.
Una volta stabilite le definizioni, il passo successivo consiste nell’esaminare i tipi di messaggi attualmente utilizzati e chiedersi se possiamo migliorarli. Stiamo facendo il massimo per raggiungere un pubblico il più vasto ed eterogeneo possibile?
La risposta potrebbe sorprendervi!
Tutto questo non significa che si debba rinunciare all’ironia, ai giochi di parole o alle figure retoriche. È possibile utilizzare queste tecniche in modo appropriato e accessibile, ad esempio fornendo un contesto chiaro, utilizzando immagini e suoni significativi, utilizzando sottotitoli o descrizioni audio per chi ha difficoltà uditive o visive.
In generale, fondamentale è che il messaggio sia rispettoso della diversità, evitando stereotipi e rappresentazioni negative o offensive di qualsiasi gruppo di persone.
In questo modo, la pubblicità può essere accessibile e allo stesso tempo efficace nel raggiungere il suo pubblico.
Allora è facile, bastano poche linee guida e via, la comunicazione inclusiva è servita!
Magari fosse così semplice: il solo modo per assicurarsi che un’azienda sia inclusiva è considerare il modo in cui si lavora insieme. Tutti i dipendenti hanno lo stesso accesso alle risorse? Ci sono opportunità di crescita all’interno dell’azienda? Che tipo di supporto viene fornito ai dipendenti per esprimere la propria diversità?
Ma non si parlava solo di comunicazione?
La comunicazione inclusiva è una filosofia che si concentra sulla diversità e sull’inclusione in tutti gli aspetti della nostra vita e quindi anche dell’ambiente in cui lavoriamo. Ci impone di vivere in modo diverso: dobbiamo essere in grado di fare un passo indietro rispetto a ciò che conosciamo e riconsiderare la nostra visione del mondo.
In qualità di operatori della comunicazione abbiamo una grande responsabilità verso il pubblico e dovremmo parlare di ecologia della parola… ecco vedi, credo ci sia spazio per realizzare cose belle e accessibili ancora inesplorate.
A proposito di comunicazione accessibile